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Berlusconi voleva comprare l’Inter prima del Milan ma non ci riuscì: motivo svelato 50 anni dopo

Luigi Maria Prisco ha trascorso la vita dentro e fuori le aule di tribunale. Avvocato come il padre Giuseppe, è stato a lungo un punto di riferimento nello studio di via Podgora, a due passi dal Tribunale di Milano. Da qualche mese ha deciso di ritirarsi, chiudendo un capitolo personale e professionale. La sua figura resta inevitabilmente intrecciata a quella di «Peppino» Prisco, vicepresidente storico dell’Inter per quasi quarant’anni, simbolo di fedeltà assoluta ai colori nerazzurri e mito per più generazioni di tifosi.
L’incontro con Berlusconi e il primo tentativo fallito di acquistare l’Inter
Nel dialogo con La Gazzetta dello Sport, Prisco racconta alcuni episodi inediti del passato, in particolare legati a Silvio Berlusconi. Il Cavaliere, già nei primi anni Settanta, cercò di acquistare l’Inter. Fu proprio Giuseppe Prisco a entrare in contatto con lui, quando ancora era conosciuto da pochi e la sua figura imprenditoriale era lontana dalla ribalta. «Lo conobbe nel 1972, quando Berlusconi era un semisconosciuto costruttore e molti ne storpiavano il cognome in Bernasconi», ricorda Luigi Maria.
L’incontro avvenne all’ordine degli avvocati di Milano, dove Berlusconi chiese a Prisco di fargli da tramite con Ivanoe Fraizzoli, allora presidente dell’Inter. «Peppino venne a casa e disse che si era presentato un certo Silvio Berlusconi per chiedergli di intercedere. Berlusconi voleva comprare l’Inter. Peppino rimase colpito: “Mi ha fatto un’impressione enorme, ha le idee molto chiare”». Nonostante l’interessamento, Fraizzoli respinse l’offerta con queste parole: «Lei ha 35 anni, è troppo giovane, ritorni tra dieci anni».
La seconda occasione, lo scandalo P2 e la scelta definitiva sul futuro
Berlusconi non abbandonò l’idea e tornò alla carica all’inizio degli anni Ottanta. Anche in quell’occasione, però, ricevette un rifiuto. Il presidente nerazzurro non volle vendere a causa delle vicende legate alla loggia P2, che avevano coinvolto il nome di Berlusconi. «Fraizzoli disse un’altra volta di no. Era scoppiato lo scandalo della P2, tra gli iscritti era saltato fuori anche il nome del Cavaliere e Fraizzoli, che era un po’ moralista, sentenziò: “Non vendo l’Inter a un piduista”», racconta Prisco.
Da lì, la storia prese una direzione diversa. Qualche anno dopo, Berlusconi scelse il Milan, trasformandolo in un impero sportivo destinato a cambiare il calcio italiano ed europeo. Una svolta che segnò non solo le sorti dei rossoneri, ma anche il destino della Serie A. Le parole di Luigi Maria Prisco riportano alla luce una pagina decisiva per comprendere come il calcio milanese avrebbe potuto imboccare una strada completamente diversa.

