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Milan news, il triste annuncio di Gravina e Simonelli su San Siro: il rischio è grosso

Il Meazza vive ore decisive, con Inter e Milan che attendono il verdetto del Consiglio Comunale per sapere se potranno finalmente avviare il progetto della nuova casa. Da sei anni si discute di un impianto moderno, in grado di rilanciare non solo il calcio cittadino ma anche l’immagine internazionale della città. Una scelta che non riguarda soltanto i due club, ma tocca direttamente istituzioni sportive e politiche. Il tempo stringe, perché il vincolo della Soprintendenza sul secondo anello rischia di bloccare per sempre la trasformazione dell’attuale stadio.
Il nodo della votazione e il rischio concreto di perdere gli Europei del 2032
Il futuro di Inter e Milan passa dal voto sull’area di San Siro: solo con il via libera del Comune i due club potranno mettere mano al progetto di demolizione parziale e costruzione del nuovo stadio. La questione non è limitata al calcio di club: il presidente della Figc, Gabriele Gravina, ha avvertito che senza un impianto all’altezza, Milano rischia di non ospitare gli Europei 2032. «Lo stadio Meazza non risponde ai requisiti richiesti dalla Uefa per ospitare l’Europeo. L’augurio che mi sento di fare è che la parte politica, d’accordo con Inter e Milan, riesca a trovare la migliore soluzione per Milano». Un messaggio chiaro, che mette pressione sulla politica e allo stesso tempo sottolinea quanto il tema vada oltre l’aspetto sportivo.
Le ragioni delle istituzioni e i limiti strutturali di un impianto non più funzionale
Non solo Gravina, ma anche il presidente della Lega Calcio, Ezio Simonelli, ha alzato la voce. Intervistato da Repubblica, ha ricordato che il Meazza è già stato escluso dalla Uefa per la finale di Champions del 2027 e non può più essere adeguato. «Lo stadio non può essere ristrutturato, non è stato possibile nemmeno quando il proprietario di uno dei due club era alla guida del governo. Lasciare la città più altospendente d’Italia senza gli Europei sarebbe una figuraccia incalcolabile». Un monito che va dritto al cuore della questione: senza un intervento deciso, Milano rischia di perdere non solo un torneo internazionale ma anche l’opportunità di attrarre miliardi di euro di indotto. Simonelli ha poi puntualizzato le criticità del vecchio impianto: «Tribune, studi tv, ma anche gli spazi che permettono alle società di fare business: l’area hospitality non è integrabile».

