Il "pezzotto" è un sistema di streaming illegale che consente l’accesso a contenuti protetti da copyright a un costo irrisorio rispetto agli abbonamenti ufficiali. Si basa su piattaforme che redistribuiscono illegalmente i segnali di emittenti televisive come Sky, Dazn, Netflix, Prime Video e molte altre, rendendo disponibili canali e contenuti a pagamento per pochi euro al mese. Il sistema utilizza IPTV (Internet Protocol Television) che, tramite server pirata, garantisce la visione di programmi televisivi e film in diretta o on demand.

Questo modello di pirateria genera danni enormi sia per le emittenti che per l’intero comparto dell’audiovisivo, con un giro d’affari illegale stimato in oltre 3 miliardi di euro e circa 10 miliardi di danni alle aziende. Solo in Italia, circa 22 milioni di utenti hanno utilizzato il "pezzotto", alimentando un sistema che si avvale di tecnologie avanzate e reti internazionali. La semplicità di accesso, con costi di abbonamento che partono da soli 10 euro al mese, ha contribuito alla diffusione capillare del fenomeno, che interessa numerosi Paesi europei e persino la Cina.

Il "pezzotto" si basa su server sofisticati, spesso dislocati in Paesi con legislazioni più deboli o controlli meno rigorosi. Attraverso l’utilizzo di dispositivi specifici o semplicemente con app e connessioni online, i segnali vengono trasmessi e criptati per aggirare i blocchi. I guadagni derivano dalla vendita di abbonamenti illegali, spesso pagati con criptovalute o tramite carte di credito per rendere le transazioni meno tracciabili. I responsabili delle piattaforme sfruttano server esteri e reti virtuali per sfuggire alle indagini, complicando il lavoro delle forze dell’ordine. 

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