Gimenez si racconta: il Milan, la fede, il dolore e la voglia di diventare un campione

Nel racconto di Gimenez a GQ México non solo calcio. C’è tanta vita, gioie e dolori. C'è una trombosi a 17 anni che ha rischiato di spezzargli la carriera: «Mi dissero che forse non avrei più potuto giocare. Mi misi a piangere con mio padre». Un episodio che lo ha cambiato per sempre: «Mi sono inginocchiato sotto la doccia, al buio, e lì ho sentito la sua presenza. Da quel giorno ho deciso di camminare con Dio».
Anche gli infortuni sono diventati un banco di prova: «Essere infortunati è orribile, ma cerco di viverlo come un’occasione per diventare più forte». Non mancano riflessioni sulla pressione mediatica e sulla superficialità di certi giudizi: «Nel calcio moderno la gente guarda solo le statistiche. Se hai pochi gol o assist, anche se hai fatto una grande partita, non conta». Ma Gimenez resta saldo, anche di fronte alle critiche: «Se hai chiaro il tuo obiettivo e la tua missione, quello che succede attorno a te non conta». Una visione chiara, senza compromessi, che lascia intendere quanto il Milan abbia puntato su un profilo davvero ambizioso.
